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Questa è una storia semplice quanto potente. C’è dentro tutto: l’eroe; la sfida/ostacolo; la soluzione; e, naturalmente, una lezione per il nostro marketing fatto con i contenuti o, se preferisci, il nostro personal storytelling (ultimamente sono fissata con questo concetto…).
Emerson ha 11 anni e vive a Sioux Falls, capitale del Sud Dakota. È maggio e l’epidemia sta picchiando duro: come tutti è chiusa in casa (suona familiare?).
Ma a differenza degli altri non ha un telefono con il quale potersi tenere in contatto con gli amici, i compagni di scuola, i parenti.
Niente Instagram; niente Tiktok; niente Facebook.
Per mantenere un minimo di relazioni sociali, usa un vecchio metodo: scrive lettere. Hai presente? Carta, penna, matite e pennarelli colorati. Sono la sua ancora di salvezza, l’unico suo collegamento con il resto del mondo in quel momento.
Si rende conto, però, che questo è possibile grazie al postino (di nome Doug) che, nonostante l’epidemia, continua il suo lavoro, di casa in casa, di lettera in lettera. E decide di scrivergli per ringraziarlo per il servizio decisivo che lui le garantisce:
Mi chiamo Emerson e forse lei mi conosce come la persona che vive qui e che scrive un sacco di lettere e decora le buste. Beh, volevo ringraziarla per aver preso le mie lettere e averle consegnate. Lei è molto importante per me. Io rendo la gente felice con le mie lettere, ma anche lei lo fa. Il motivo per cui lei è molto importante nella mia vita è che non ho un telefono, quindi come posso rimanere in contatto con i miei amici? Lei lo rende possibile!
[La storia è stata raccontata dal padre in una sequenza di tweet]
Doug mostra la lettera di Emerson alla responsabile del servizio postale di Sioux Falls, che a sua volta la ricondivide nella newsletter interna dei lavoratori del servizio postale degli Stati Uniti; che a loro volta, da tutto il Paese, scrivono a Emerson per ringraziarla di aver dato valore al loro lavoro.
Per non essere da meno, il direttore generale delle Poste americane invia alla bambina una lettera ufficiale di ringraziamento.
La storia finisce sui giornali, diventa di dominio pubblico e quando ad Emerson viene chiesto da chi le piacerebbe ricevere una lettera, lei senza alcun dubbio cita la sua favorita: Taylor Swift.
Poteva fermarsi lì la cosa? Naturalmente no. E infatti, Emerson riceve una busta decorata e una lettera scritta di suo pugno proprio da Taylor Swift.
Fine.
Non racconto questa storia per esaltare i buoni sentimenti (personalmente non so neanche chi sia Taylor Swift…). Ma per mettere l’accento sui due elementi che possono rendere la nostra comunicazione efficace se vogliamo convincere un cliente a comprare da noi o a darci la sua fiducia.
D’ora in poi seguirò (o cercherò di seguire…) questa regola (e spero vorrai farlo anche tu): ogni volta che mi siederò davanti alla tastiera, prima di scrivere mi farò queste due domande
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